A causa della costante minaccia di incursioni da parte di pirati saraceni, nel 1563 fu stabilita la costruzione di dieci torri in corrispondenza di posti strategici della costa del Gargano, quasi tutte in collegamento visivo l’una con l’altra, nell’ambito di un ampio progetto di fortificazione costiera voluta dal viceré don Pedro Afán de Ribera, il quale ebbe un ruolo fondamentale nella ricostruzione del castello di Vieste.
Le guardie, avvistata una o più navi nemiche in avvicinamento davano l’allarme accendendo un fuoco sul tetto. Il fumo di giorno e la luce del fuoco di notte permettevano alle altre torri di ricevere il segnale di pericolo e mandare a loro volta un ulteriore segnale fino ad arrivare al borgo fortificato in cui la popolazione poteva trovare rifugio.
Il sistema di trasmissione era molto semplice, una torre doveva mandare un numero maggiore di segnali (sbuffi di fumo o lampi di fuoco) al crescere del numero delle navi nemiche avvistate. Bastavano pochi minuti dal primo avvistamento per allertare tutte le torri pugliesi.
Le torri, di base quadrangolare, misurano circa 11 metri per lato ed hanno un’altezza di circa 12 metri. Esse sono su due piani, con un locale per piano e con l’apertura a terrazza per la dotazione di armi e per le segnalazioni. Il piano terra era utilizzato da magazzino e quello superiore da abitazione. Le pareti hanno alla base uno spessore di circa due metri e sono in pietra locale.
Nei dintorni di Vieste troviamo:
-
- La torre dell’Aglio, da cui si può osservare un’incantevole panorama
- La torre di San Felice, da cui è possibile ammirare l’arco naturale.
- La torre Gattarella, all’interno dell’omonimo resort
- La torre di Portonuovo
- La torre di Porticello
- La torre di Sfinale (a metà strada tra Vieste e Peschici)
- La torre Usmai (nel territorio di Peschici)
- La torre di Calalunga (nel territorio di Peschici)
- La torre di Monte Pucci, tra Peschici e San Menaio, marina di Vico del Gargano
Risultano invece distrutte la torre di Molinella, la torre della Testa del Gargano, mentre la torre di Pugnochiuso o della Pergola è diventata la base del faro.
Molte delle informazioni sulle torri della Capitanata e sulle torri del Regno di Napoli ci vengono da un documento custodito presso la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, che consiste in una dettagliata e illustrata analisi delle torri costiere della Capitanata, opera del marchese di Celenza Valfortore, Carlo Gambacorta. Questi fu designato a condurre tale ispezione, che ebbe luogo nel dicembre del 1594, per incarico delle autorità del Viceregno spagnolo presenti in Italia. Il documento, di grande valore, porta il titolo: “Visita delle torri di Capitanata nel mese di dicembre 1594 e di quelle d’Abruzzo nel mese di ottobre 1598; relazione del marchese di Celenza al marchese Olivarez, viceré”.