Uria, la città scomparsa e le sue eredità
Parlare delle origini del nome Vieste significa addentrarsi in un affascinante viaggio tra mito, archeologia e trasformazioni linguistiche. Secondo alcuni studiosi, prima di diventare Vieste, questo angolo incantato del Gargano era conosciuto con il nome di Uria, una città portuale già menzionata da Catullo, Strabone, Plinio il Vecchio e Tolomeo. Di Uria si sa ancora troppo poco, ma quel poco basta a evocare immagini potenti: si trattava di un centro florido, con una propria monetazione, come testimoniato da alcune monete recanti l’iscrizione in greco YPIA. La città di Uria era strettamente legato al culto marino e alla dea Venere Sosandra. Le epigrafi votive rinvenute nella grotta sull’isolotto del faro di Vieste sono tra le testimonianze più concrete di questa possibilità che Uria fosse proprio Vieste.
Il culto di Afrodite Sosandra infatti principalmente sull’Acropoli di Atene e nell’antica “Uria Garganica”. È possibile che i frequenti contatti marittimi e commerciali tra il Gargano e l’antica grecia abbiano favorito l’adozione di una divinità protettrice di marinai e pescatori.
Secondo alcuni studiosi invece, riprendendo la descrizione di Plinio che ci dice la città di Uria fosse di fronte alle Isole Tremiti, Uria potrebbe essere sprofondata nelle acque nei pressi del lago di Varano, obbligando i suoi abitanti a migrare verso nuovi insediamenti come Merinum, che a sua volta sarà assorbito dall’emergente Vieste.
Da Vesta a Vieste: la dea del focolare nel cuore del nome
Una delle ipotesi più suggestive sull’origine del nome Vieste deriva dal culto della dea del focolare, Vesta (Estia per i Greci). Secondo questa tradizione, i Greci che abitarono l’antica Apeneste — nome attribuito alla zona da Tolomeo nel II secolo a.C. — trascorrevano lunghi inverni isolati, lontani dalle proprie famiglie, stringendosi attorno al culto di Estia, divinità domestica per eccellenza. Secondo questa teoria, quando i Romani si sovrapposero ai Greci, Estia divenne Vesta, e il nome del luogo iniziò lentamente a trasformarsi in Vesta, Viesti, fino a giungere all’odierno Vieste.
Altre versioni ancora collegano il nome a derivazioni etrusche (come Praeneste o Tergeste) o addirittura alla mitologia biblica: secondo una leggenda, sarebbe stato Noè a battezzarla in onore della moglie Hesta o Vesta, sepolta sullo scoglio dell’isolotto del faro.
Evoluzione del nome: da Bestia a Vieste
L’evoluzione del nome Vieste è documentata anche attraverso le sue molteplici trascrizioni storiche. Da Bestia o Pestia, si passa a varianti come Uestie, Bestria, Besti, Bestie, fino ad arrivare, tra XVI e XVIII secolo, a forme più simili all’attuale: Vestice, Vestae, Vesti, Viestiae, Viesti, e infine Vieste. Questa metamorfosi è il risultato delle trascrizioni fatte da storici, geografi o notai che spesso si limitavano a trascrivere il nome così come lo ascoltavano, senza una forma ufficiale.
Nel 1239 un cronista del tempo ci riferisce che, 25 galee veneziane mandate da Papa Gregorio IX contro lo Federico II, “prendono e prostrano Bestice e Bestie”, riferendosi probabilmente a Peschici e Vieste.
Curiosamente, fino agli anni ’20 del Novecento, la forma Viesti era ancora in uso, dimostrando quanto le lingue e i dialetti locali abbiano inciso sull’identità stessa della città. Anche toponimi come l’“Isola di Sant’Eugenia” — così chiamata per secoli nelle carte nautiche — subirono modifiche: oggi è conosciuta come “Isola di Sant’Eufemia”, probabilmente per errori di trascrizione.
Un toponimo che racconta la storia
Nello studio dei nomi di luogo, nulla è mai casuale. I toponimi raccontano di divinità venerate, di popoli stanziati, di paesaggi e di memorie. Il nome Vieste, in questo senso, è un compendio della storia del Gargano: dalle radici illiriche pre-romane, passando per l’influenza greca e latina, fino alle sovrapposizioni medievali, normanne e spagnole.
Non sorprende che in una terra così ricca di stratificazioni storiche, il nome stesso della città sia un piccolo enigma, che solo la lingua, la storia e la mitologia possono aiutare a decifrare. E proprio per questo Vieste continua a incantare: perché porta nel suo nome l’eco di secoli di umanità, spiritualità e trasformazione.
Mappa di copertina: Giovanni Battista Pacichelli