La Ripa di Vieste

Passeggiando tra i vicoli silenziosi del centro storico di Vieste, all’improvviso il panorama si apre in uno spettacolo sorprendente: è la Ripa, la falesia che si affaccia maestosa sul mare Adriatico, dove il tempo sembra sospeso tra la storia e il mito. Questo luogo, oggi uno dei punti panoramici più emozionanti della città, custodisce antiche memorie, vicende struggenti e leggende romantiche che affondano le radici nel cuore del Gargano.

La Giudecca di Vieste: eredità ebraica sulla falesia

L’antico quartiere ebraico di Vieste  si trovava proprio nella zona di via Judeca. La presenza della comunità giudaica è documentata almeno dal X secolo, ma fu dopo il terremoto del 1223, che devastò la vicina Siponto, che la Giudecca viestana si arricchì di nuovi abitanti e divenne un importante punto di riferimento culturale e commerciale della città.

Con il passare dei secoli e a causa di altri eventi sismici, come quello del 1646, parte dell’antico rione venne trasformato in una piazzetta affacciata sul mare, oggi divenuta uno degli scorci più suggestivi di Vieste, con vista su Punta San Francesco.

La Pietra dell’Innamorata e la leggenda di Angelina

Scendendo dalla Ripa attraverso una scalinata, si raggiunge un antico approdo ancora oggi frequentato da pescatori e bagnanti, dove si trova anche un trabucco da poco restaurato.
Uno degli scogli più pittoreschi è la Pietra dell’Innamorata, scenario di una struggente leggenda.
Protagonista è Angelina, giovane e bellissima figlia del comandante di Vieste, innamorata di Enrico, valoroso condottiero delle navi cittadine. Il loro amore, ostacolato dal padre per ragioni di lignaggio, venne tragicamente interrotto da un attacco saraceno. Enrico partì per difendere la città e scomparve in mare durante una violenta tempesta. Angelina, devastata dalla notizia secondo cui l’amato avrebbe rinnegato la fede e sposato una donna turca, si gettò dalla rupe proprio nei pressi di quella roccia, che da allora porta il suo nome.

Il racconto, reso celebre da Antonio Fazzini nell’Ottocento con il titolo “La suicida del Gargano”, descrive con toni romantici e malinconici la figura di Angelina, simbolo di un amore puro e disperato, e conferisce a questo tratto di costa un’aura di poesia e mistero. Si dice che nelle notti più serene, l’ombra della giovane si aggiri ancora tra la Ripa e la sua tomba, piangendo un amore perduto.

Dal promontorio, attraverso la scalinata che scende verso l’antico approdo, si può ancora percepire l’atmosfera sospesa di un luogo che ha visto passare mercanti, medici, pescatori e innamorati. Ogni pietra, ogni scorcio, sembra custodire una storia.

Per chi desidera continuare la scoperta di Vieste, consigliamo una passeggiata anche nel Borgo Antico o una visita alla vicina Cattedrale, immersi in un viaggio nel tempo tra storia, spiritualità e leggende.

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