L’Homo Sapiens arriva sul Gargano
Abitato fin dai tempi remoti, il territorio del Gargano si distingue per le sue tracce archeologiche che narrano storie di epoche passate, come quelle di grotta Paglicci, a Rignano Garganico, uno dei siti paleolitici più importanti d’Europa con ritrovamenti riferibili ad oltre 20000 anni fa, quando l’Homo Sapiens proveniente dall’Africa si era stabilito nella zona, coabitando per qualche tempo con l’Homo di Neanderthal.
Anche il territorio di Vieste, grazie al clima mite, le numerose sorgenti di acqua potabile e le risorse naturali abbondanti è stato un luogo privilegiato per gli insediamenti umani preistorici.
Vieste Preistorica, la Miniera di Selce e il Dolmen di Molinella
Nell’età della pietra, la selce ha avuto un ruolo cruciale nella vita quotidiana delle società preistoriche. Questa roccia era il materiale preferito per la fabbricazione di strumenti ed armi grazie alla sua capacità di scheggiarsi in modi prevedibili, consentendo la creazione di armi e utensili per cacciare, lavorare il legno e le pelli di animali.
In questo senso, uno dei siti archeologici più importanti di Vieste è la miniera della Defensola, scoperta nel 1981 da alcuni studiosi Viestani.
Situata a circa tre chilometri dal centro abitato, questa miniera di selce è considerata una delle più grandi e la più antica d’Europa. Gli scavi hanno rivelato un complesso sistema di gallerie e manufatti del Neolitico, mostrando come già in quell’epoca, 7000 anni fa, esistesse una sofisticata attività estrattiva.
Poco distante, su un rilievo in località Molinella, vennero trovati i resti di un villaggio di capanne risalente all’età del bronzo. L’insediamento era protetto da un muro difensivo imponente, mentre delle capanne erano osservabili principalmente i fori di palificazione. Sulla cima del rilievo si trovava un dolmen, simile a quelli rinvenuti in altre località del Gargano e del nord barese.
Il Dolmen di Molinella, purtroppo distrutto, rappresentava un’unica testimonianza di architettura megalitica nel nord della Puglia, datato tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro. I ritrovamenti vicino al sito includono ceramiche e una spada di bronzo.
In una grotta della zona, la grotta Drisiglia, furono trovati molti manufatti litici ricavati dalla lavorazione della selce: punte di frecce, coltelli e utensili per lavorare le pelli, asce.
Nella zona costiera tra Vieste e Peschici, grazie anche alla presenza di fonti di acqua dolce e di grotte naturali, gli insediamenti umani durante l’età del bronzo erano molto diffusi, con ritrovamenti di frammenti ceramici micenei, testimonianza di intensi traffici marittimi lungo queste coste già dall’antichità.
Santuario della Venere di Uria, i Dauni e la Vieste ellenica
Il mito di Diomede, valoroso eroe della guerra di Troia , è un un segno tangibile degli sbarchi e delle colonie fondate greche lungo le coste del Gargano e in altre regioni durante quel periodo.
Il re di Argo infatti, dopo aver brillato sul campo di battaglia, al termine della guerra di Troia tornò alla sua città natale, ma a causa di un sortilegio di Afrodite non fu riconosciuto dai suoi stessi parenti. Decise dunque di riprendere il mare, diventando così un pioniere della diffusione della cultura ellenica nell’intero Mar Mediterraneo. Diomede, giunto nella regione della Daunia, dopo aver creato il Subappennino e il Gargano con enormi blocchi di pietra provenienti dalla rocca di Pergamo, creò personalmente delle isole lanciando tre massi nel mare, portati con sé da Troia, che diedero origine a San Domino, San Nicola e Capraia. Secondo il mito, si sposò con Evippe, figlia del re della Daunia, un atto simbolico che rappresenta la convivenza tra i Greci e gli Japigi, un popolo originario dell’Illiria (Balcani) stabilitosi in Puglia già dal I millennio A.C..
Gli Japigi erano divisi in tre tribù: i Dauni, a nord, i Peuceti e i Messapi a sud.
Il culto della Venere Sosandra, che trova le sue radici nella colonizzazione ateniese di Vieste, era centrale nella vita spirituale della città. Questo culto è ben documentato attraverso le iscrizioni trovate nella grotta Santuario di Venere Sosandra sull’isolotto di Sant’Eufemia, dove sorge il faro di Vieste.
Il culto di Afrodite Sosandra (Salvatrice), era venerato principalmente sull’Acropoli di Atene e nell’antica “Uria Garganica”, che molti identificano con l’odierna Vieste. Si ritiene che i frequenti contatti marittimi e commerciali tra il Gargano e Atene in età ellenistica abbiano favorito l’adozione di questa forma di culto in un centro marittimo come Vieste, dove una divinità protettrice di marinai e pescatori sarebbe stata particolarmente venerata.
La città di Uria ebbe grande influenza durante l’era pre-romana, il territorio acquisì sufficiente autonomia per battere moneta propria: sono state ritrovate monete recanti l’iscrizione in greco YPIA o YPIATΩN.
Le Tombe dell’Èlite e la Vieste Romana
Gli antichi consideravano i funerali un dovere essenziale e avevano rituali complessi per onorare i defunti, inclusa la deposizione di una moneta per il passaggio nell’aldilà. Sono proprio i reperti e la struttura delle tombe presenti a darci preziosi indizi sul passato di Vieste e dei suoi abitanti.
Nel 1982, a Vieste, durante lavori per nuove costruzioni, venne scoperta una necropoli antica sulla scarpata della falesia di Scialara non lontana dal Castello e vicino alla famosa spiaggia del Pizzomunno. La necropoli di Ripe Castello, utilizzata nella prima età ellenistica tra il IV e il III secolo a.C., conteneva tombe con corredi variegati, armi, anfore greco-italiche e vasi in stile Gnathia.
Nel 1987, durante gli scavi in Viale XXIV Maggio, fu scoperta una tomba d’élite risalente al II secolo a.C., un periodo della tarda Repubblica romana. Questo ritrovamento, unito ad altri dati provenienti da ritrovamenti ottocenteschi, suggerisce che l’area tra Viale XXIV Maggio e Corso Fazzini fosse uno degli assi viari principali dell’abitato dell’epoca. In questo contesto fu anche portato alla luce un complesso residenziale con annesso termale di età tardorepubblicana.
Nel Luglio 2006, durante i lavori per la costruzione di una vasca antincendio sotto il cortile del Palazzo Comunale di Vieste, è stata scoperta una grande tomba usata tra il III e il II secolo a.C.
Numerosi oggetti funerari sono stati ritrovati nella tomba, sebbene sia difficile associarli ai singoli individui, eccetto per quelli del livello più superficiale. Questi reperti includono una lagynos acroma, una lekythos a vernice rossa, e altri oggetti che datano la sepoltura a metà del II secolo a.C. Notabilmente, questa sepoltura mostra un cambio nella posizione del corpo rispetto alla tradizionale posizione rannicchiata tipica del mondo apulo.
Altri oggetti trovati includono armi, specchi, e oggetti di cosmetica, indicando la presenza di individui di entrambi i sessi. La tomba ha rivelato anche oggetti di pregio come un sigillo in cristallo di rocca, suggerendo una condizione sociale elitaria. Interessante è il ritrovamento di oggetti votivi come colombe di terracotta, collegati al culto di Afrodite.
I reperti sono custoditi all’interno del Museo Archeologico Michele Petrone.
In un altro scavo vicino, sono state trovate tracce di abitazioni che confermano l’uso locale di non separare le aree sepolcrali da quelle residenziali.
L’età imperiale, le campagne e l’arrivo del Cristianeismo
L’evoluzione insediativa in Puglia durante l’età imperiale evidenzia una tendenza al progressivo abbandono dei centri urbani a favore delle campagne, un fenomeno che si accentua fino al tardoantico (IV-V secolo d.C.). In particolare, il territorio di Vieste segue questa tendenza con il passaggio da insediamenti rurali di dimensioni medio-piccole a grandi latifondi con villae. Uno degli esempi più significativi è il sito archeologico di Santa Maria di Merino, che ospita i resti di una villa romana di età imperiale. A poca distanza sorge il Santuario Mariano, forse innestato su un tempio dedicato a Demetra. Secondi alcuni, Merinum non sarebbe altro che “la marina” , della Vecchia Vieste (Uria).
Nelle vicinanze, la località Fioravanti conserva i resti di un’altra villa romana di periodo simile. Questi insediamenti rurali sono spesso associati a grandi necropoli paleocristiane, tra cui quelle di S. Nicola di Mira , in corrispondenza dell’antico porto aviane, e della Necropoli La Salata a Merinum, una delle più suggestive del mediterraneo.
Vieste ai giorni nosti
Con l’avvento del Cristianesimo, Vieste vide un’integrazione parziale della nuova fede con le storie e i miti locali preesistenti. Questo processo di sincretismo culturale si manifestò nel modo in cui elementi della religiosità cristiana vennero fusi con le credenze indigene, influenzando le pratiche religiose e la vita quotidiana delle comunità locali.
Con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, Vieste e il Gargano subirono l’influenza di vari popoli e culture, tra cui i Bizantini, i Longobardi, Svevi, Angioini e Borboni. Queste dominazioni successive non solo portarono nuove influenze architettoniche e artistiche, che sopravvivono ancora oggi, ma anche nuovi sistemi amministrativi e sociali che modificarono la struttura della società locale.
Questo complesso stratificarsi di influenze e dominazioni ha reso la storia di Vieste particolarmente ricca e variegata, testimoniata dalla varietà di reperti archeologici e dalle molteplici tradizioni culturali che continuano a definire l’identità della città fino ai giorni nostri.